La dietista
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23 Novembre 2021
Celiachia: allergia, intolleranza o qualcos’altro?
Si sente spesso parlare di celiachia, ma non tutti sanno davvero cosa sia.
Piacere, sono Marta Civettini, sono una dietista nutrizionista e sono celiaca. Mi sono avvicinata a questa patologia per motivi personali ma l’ho approfondita ancora di più per motivi lavorativi e per riuscire a aiutare le persone a gestire sempre meglio la cosa. Partiamo però dal principio, per capire cosa sia la celiachia dobbiamo collocarla all’interno delle reazioni avverse agli alimenti.
Le reazioni avverse agli alimenti si dividono in reazioni:
- Tossiche: possiamo trovare tutte le intossicazioni causate da contaminazione batterica, di tossine o da sostanze chimiche di sintesi. Per esempio, le intossicazioni da funghi.
- Non tossiche: si dividono in reazioni immunomediate, in cui cioè viene coinvolto il sistema immunitario e non immunomediate, in cui il sistema immunitario non viene coinvolto.
Tra le reazioni non tossiche di tipo non immunitario, troviamo le INTOLLERANZE Possiamo avere un’intolleranza di tipo:
- enzimatica (come l’intolleranza al lattosio o il favismo): in cui manca un enzima • farmacologica (come l’intolleranza all’istamina): causata da un accumulo di una sostanza
• da meccanismi non definiti (come l’intolleranza ad addittivi)
Le reazioni immunomediate invece si differenziano tra IgE mediate, di cui si riconosce L’ALLERGIA, non IgE mediate e miste.
La celiachia si classifica come reazioni immunomediata non-IgE mediata.
Capito questo allora capiamo cosa differenzia allora la celiachia da patologie simili, come per esempio l’allergia al frumento.
Come già detto, le due patologie differiscono per diversi aspetti, a partire dalla loro patogenesi, Il meccanismo secondo cui si instaura un processo morboso.
Infatti, la celiachia ha una patogenesi di tipo autoimmune, a differenza dell’allergia che è IgE-mediata.
L’allergia al frumento ha una reazione immediata dall’esposizione del glutine, a differenza della celiachia che può manifestarsi dopo settimane o anni dall’esposizione.
Per quanto riguarda gli esami del sangue e strumentali, gli anticorpi sono in entrambi i casi positivi, mentre alla gastroscopia si rileva per la celiachia un’enteropatia tipica, con erosione dei villi intestinali, per l’allergia al frumento un assenza di enteropatia. Cambiano completamente le complicanze a lungo termine, perché mentre la celiachia sono presenti con patologie correlate, nell’allergia al frumento non sono presenti.
Per ultimo c’è da menzionare la terapia per queste due patologie: mentre la celiachia ha bisogno di un’alimentazione senza glutine a tempo indeterminato, dove il soggetto celiaco deve astenersi in permanenza dal consumo di alimenti che contengono tracce di glutine, nell’allergia al frumento può essere sufficiente rinunciare occasionalmente agli alimenti contenenti grano (In questo caso può rendersi necessario l’assunzione di cortisone).
Un’altra patologia molto simile alla celiachia è la sensibilità al glutine non celiaca, capiamo cosa la differenza.
A livello di patogenesi, la sensibilità al glutine non celiaca ha una reazione immunologica ignota.
La sensibilità al glutine non celiaca ha una reazione di ore o giorni dall’esposizione del glutine, a differenza della celiachia che può manifestarsi dopo settimane o anni dall’esposizione.
Per quanto riguarda gli esami del sangue e strumentali, gli anticorpi sono positivi in caso di celiachia e negativi nel caso di sensibilità al glutine non celiaca (c’è solo un accentuazione degli anticorpi anti-gliadina IgA e/o IgG). Alla gastroscopia invece, a differenza della celiachia, nella sensibilità al glutine non celiaca abbiamo un’assenza di enteropatia.
Cambiano completamente le complicanze, perché la celiachia ha complicanze a lungo termine con patologie, anche molto gravi, mentre la sensibilità al glutine non celiaca non sono conosciute le complicanze a lungo termine.
Per ultimo c’è da menzionare la terapia per queste due patologie: mentre la celiachia ha bisogno di un’alimentazione senza glutine a tempo indeterminato, dove il soggetto celiaco deve astenersi in permanenza dal consumo di alimenti che contengono tracce di glutine, nella sensibilità al glutine non celiaca la dieta va rispettata almeno per uno o due anni e la soglia di tolleranza nei pazienti affetti da NCGS è variabile, l’apporto di glutine dev’essere calibrato individualmente.
Veniamo quindi al dunque, cos’è la celiachia?
La celiachia è una patologia di tipo autoimmunitario, primariamente localizzata nell’intestino tenue ma di natura sistemica, scatenata dall’ingestione di glutine nei soggetti geneticamente predisposti.
La celiachia è una delle patologie permanenti più frequenti, in quanto colpisce circa l’1% della popolazione generale su scala nazionale e mondiale. La malattia è più frequente nel genere femminile (1,5 – 2 volte rispetto ai maschi), nelle popolazioni di origine indoeuropea ed in alcuni gruppi a rischio.
La Celiachia è caratterizzata da un quadro clinico variabilissimo, che va dalla diarrea profusa con marcato dimagrimento, a sintomi extraintestinali, alla associazione con altre malattie autoimmuni. A differenza delle allergie al grano, la Celiachia e la Dermatite Erpetiforme non sono indotte dal contatto epidermico con il glutine, ma esclusivamente dalla sua ingestione.
Per verificarsi la patologia abbiamo bisogno di fattori, che sono necessari ma non sufficienti affinché si manifesti la patologia. Questi fattori sono il fattore ambientale, in questo caso la presenza di glutine nella dieta, e il fattore genetico, in particolare la presenza dei geni predisponenti DQ2 e/o DQ8 legati al sistema di istocompatibilità HLA. A parte la predisposizione genetica e l’ingestione di glutine, altri fattori ambientali sembrano giocare un ruolo nel modulare il rischio di sviluppare celiachia, quali la tipologia del microbioma intestinale, specie nelle prime epoche della vita, la nutrizione infantile o le infezioni, le modalità del parto.
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